Il Blog a misura d'uomo... Ecco il vostro angolo di sfogo artistico! Scrittori, disegnatori, fotografi, musicisti in erba e non!? Ecco! Io vi offro una casa!

lunedì 19 settembre 2011

Steam800 IV.


IV.



Rimani sveglio… Rimani sveglio… Rimani sveglio porca puttana. Ombre nel buio… Lo sguardo frenetico. Le iridi celesti scrutano ogni dove senza captare alcunché. Sudore. Respiro affannato. La corsa lo aveva devastato, era sfinito, in un angolo. La mano destra stava vibrando copiosamente, quasi schizofrenica. Nessun suono, rumore, odore… Percezioni assenti in un nero più totale, intorno.
Respira… Respira… Non esistono. Allucinazioni… Aveva detto erano solo allucinazioni…
La scia di sangue gli rigava il braccio destro imperlando le dita. Tracce ovunque del suo passaggio. La pelle era divenuta chiarissima, inconsistente quasi. Tremava, spaventato, ma pensava. Era l’unica cosa che gli era rimasta. I sensi erano andati a farsi fottere, e lo sapeva. Muoversi era una pessima idea… Non sapeva dove fosse, o meglio, in che zona di quella città… Paese…
Merda! Questo posto è solo merda! Una fottutissima realtà parallela! Nulla è reale… Nulla…
Chiuse le iridi per qualche istante e cercò di concentrarsi di più sull’udito.
Nulla… Nulla di nulla… Un dolore lancinante alla spalla. Un taglio molto profondo lungo una ventina di centimetri.
Qui non conto un cazzo… Cazzo il braccio!
Una smorfia di dolore un sospiro sibilato a denti stretti. La vista, ammesso che quella fosse tale, stava annebbiandosi lentamente… Ma in maniera sempre più pronunciata.
Una luce fioca davanti a lui… Una piccola e tonda lanterna… Una luce verde… Un odore di vaniglia fin sopra le narici. Al cervello. Voci tutte intorno. Ruggiti. Ruggiti. Ruggiti!
- Zitti! –
Una voce e poi una piccola risatina.
- Zitta anche tu Fattona!!! Così morirà…-
Un’altra voce più bassa e dolce, ma con una lieve connotazione isterica e tremolante.
- Da’ Ià! Lasciatelo stare… Ora si riprende…-
Un’altra? Un’altra… Un accento stranissimo… Tutto questo stava iniziando a non avere più senso… Le voci. Il dolore. Che poi… Come era riuscito a provocarsi una ferita del genere?! Non ricordava e più si sforzava di farlo e più non riusciva a trovare conclusione… Non è che non ricordasse poi. Ricordava, ma cose che non avevano senso. Lui che camminava mano per la mano ad un polipo verde, felice… Un attimo dopo, ricordava di aver mangiato un palloncino rosso. Era stato un pesce con degli artigli, e subito dopo nella bocca di un elefante in mezzo ad una enorme quantità di paglia mischiata a vomito… Era stato ingoiato ma quello non sembrava lo stomaco di un elefante, tutt’altro, anzi. Un salotto caldo di una casa… Una caffettiera gli aveva chiesto se volesse del caffè… Lui aveva detto di sì, spaventato. Allora la caffettiera aveva iniziato a versare il proprio contenuto, del caffè vero e proprio in una tazzina che intanto gli era comparsa in mano… Mentre lo faceva aveva iniziato a gridare per poi cadere per terra inanimata… Aveva finito per gettarsi il caffè sulle scarpe nuove. Nuove? Come faceva a saperlo! Erano delle scarpe! Punto! Aveva osservato quell’essere che prima, qualche secondo prima gli aveva offerto da bere, ora morto… Se così si potesse dire di un oggetto senza vita. Lì per terra… Ne aveva aperto il coperchio ed era stato catapultato in un universo completamente diverso. Era in un ufficio… Nell’uffico di uno scrivano… Lo studio si chiamava Melville… Lo studio si chiamava Melville? Ma se era già dentro! Come faceva a sapere si chiamasse proprio Melville?! Mah… Lo sapeva e basta! Punto! Ma ora era tornato alla realtà… Aveva visto per un istante la porta d’ingresso di una libreria. Grande… Bella… Calda… SOGNAL… Era riuscito a leggere solamente ma poi l’immagine era subito cambiata… All’istante… Come migliaia di fotogrammi diversi. Ma ora l’allucinazione pareva costante. Era tutto buio… Buio e solo buio… Perché? Cosa significava tutto quello?! Era diventato pazzo? Ricordava solo una cosa…Ecco! Urlò nella sua mente.
Un rumore di chiavi… Un tintinnio lontano. Le voci si zittiscono e di nuovo ricompare quella libreria enorme davanti.
Un uomo non molto alto… Un pizzetto davvero singolare…Un essere rachitico e con le gambe avvizzite…
- A lavoro! Tornate a lavoro! E’ arrivato un nuovo cliente! Silenzio!-
Rumore di passi che corrono via per poi smettere.
- Dai sta buono…-
Le chiavi vengono zittite…
Una grande… Anzi, enorme donna dai capelli lunghissimi… Fino ad arrivare ad i suoi piedi. Biondissimi e riccissimi. Degli occhi azzurri, spettacolari.
Pelle chiarissima e gote un po’ più rosee. Osserva il ragazzo sorridendo. Era vestita di un grande lanone grezzo blu, quasi nero, con una grande M stampata all’altezza del cuore… La stessa S dell’insegna fuori… Sognal… Sognal… Non riusciva proprio a ricordare, anche sforzandosi.
Diventa tutto buio intorno… Tutto scompare… Tutto tace.
Stop cerebrale.



Luci lontane lo svegliarono. Saranno state all’incirca le undici del mattino. Alquanto tardi rispetto al suo standard. Era indolenzito e ancora stanco. La vista ci mise un po’ ad abituarsi, ma poi mise a fuoco ciò che avesse intorno. Librerie su tutti i muri, piene di libri suddivisi per categoria, genere, ordine alfabetico… Un buon caldo. Una buona illuminazione interna. Un odore di libri non indifferente. Dei passi… C’era del parquet per terra… Non lo aveva visto ma dai passi poteva ben distinguere il materiale della pavimentazione.
- Si è svegliato…-
Una voce nella quale riconobbe quella isterica ma dolce, poi spostò lo sguardo sulla ragazza. Era solita grattarsi una spalla con una mano, era timida ma faceva di tutto per non lasciarlo vedere. Dei capelli neri, un piccolo caschetto… Anche lei aveva un maglione enorme di lana blu… Ma a maniche corte… Dei bracciali variopinti le cascavano dal gomito ai polsi facendo rumore ad ogni movimento. Aveva dei bei occhi ed un nasino particolare… Non grosso ma molto tondo. Era bassa, anzi, piccolina… Dallo sguardo dolce ma leggermente isterica nei movimenti.
Strofinò gli occhi e la mise a fuoco perfettamente, rimase fermo per qualche istante… Poi qualcosa lo riportò alla realtà… Subito andò a toccarsi il braccio… Niente bende… Niente sangue… Nulla di nulla. Rimase stupito quando poi ricevette uno schiaffo dietro la nuca, bonario, senza forza.
Si voltò e vide un’altra ragazza… Piccolina… Anche se ci mise un po’ a capire di che sesso fosse. Aveva una pipa multicolore tra le labbra e ad ogni tiro delle bolle di sapone però fatte di fumo, di color rosa gomma da masticare, fuoriuscivano andando poi a svanire arrivate in alto… Come del vero e proprio fumo. Aveva i capelli corti… Tigrati ed un maglione di lana grezza Lunghissimo… Maniche e tutto… Gli cascava fin sotto i piedi ed aveva una fila di bottoni, verticale, a differenza degli altri… Aveva delle enormi orecchie a punta… Davvero davvero enormi… e… Davvero davvero a punta.
- Bentornato tra noi CARO! –
Si allontanò, e il giovane la seguì con lo sguardo… Aprì una porta dalla quale prese dei cartoni… Delle grandi scatole ripiegate di cartone… Gli si sedette poi di fianco ed iniziò a sgranocchiarli.
- Non mi va di gettarlo… Te ne va uno? –
Fece di no con la testa e la sua attenzione si spostò su un’altra figura in fondo… Era vicino ad un motore… Una macchina da scrivere a motore… Aveva di fianco una decina di pile di libri alte quanto lui.
- Ma Ià! Tutti a me sti libbbri?! Ma pecchè li devo sistemà tutt’io?-
Nessuno ci fece caso e la piccola folletta dalle orecchie lunghissime gli lanciò un pezzo di cartone intimandolo di smetterla di lamentarsi.
Si zittì subito… Diciamo… Continuò comunque a borbottare…
Era abbastanza alto, un po’ goffo… Una corporatura normale. Sarebbe stato identico ad un londinese se non fosse stato per la sua faccia…
Aveva la faccia al contrario… La bocca al posto della fronte e così via. Pochissimi capelli rasati, neri, chiazzati qua e là con del grigio.
- E’ nuovo tranquillo… Non lavora qui da molto… -
La nana con le orecchie a punta disse per tranquillizzarsi. Poi continuò a parlare.
- Comunque… Piacere. – Allungò la mano destra dopo aver ingoiato un altro pezzo di cartone.- Mi chiamo Luika… -
Il giovane stranito allungò la mano sollevandosi dal divano arancione su cui era stato disteso.
- John… Piacere mio…-
Luika sorrise e poi indicò la ragazza bassina e dolce, che come solito stava grattandosi la spalla destra.
- Lei è Anne… Lasciala perdere è pazza…-
Anne puntò i piedi per terra diventando subito rossa… Accortasi di ciò voltò subito la faccia nascondendola tra le mani. Luika rise ed anche sul volto di John si aprì un mezzo sorriso.
Poi si sentirono dei rumori di chiavi… Aprire una porta, di fianco a quella porta dove la folletta aveva preso quei grandi cartoni e che ora pareva avesse finito di mangiare, infatti aveva ricominciato a fumare e a ridere come un’ebete.
L’uomo con la faccia al contrario si spaventò e subito prese una pila di libri ed iniziò a sistemarli in alcuni scaffali freneticamente. Anne sorrise dolcemente, ed anche istericamente.
- Tranquillo Robb!- Disse con flemma incredibile Luika. – E’ solo Max! –
Un uomo non molto alto, con degli occhi piccolissimi uscì da quella porta con le chiavi appese al collo. Sorrise al resto della compagnia. John riuscì ad intravedere dentro quell’altra stanza… Radici enormi spuntavano ovunque, e dalle radici spuntavano innumerevoli ingranaggi rossi ed arrugginiti.
Aveva delle gambe magre e piccole, un addome tale e quale… La testa anche era piccola, ma era di una dolcezza e serenità unica… A guardarlo ci si sentiva meglio.
A differenza però di tutto il resto del corpo, le spalle, il petto e le braccia erano muscolosissime! Enormi, sproporzionate… Per questo la vestibilità del suo maglione era abbastanza particolare. Gli arrivava fin l’ombelico, ed era a collo alto… Strettissima, attillata sul resto del corpo.
E la solita S grande e rossa stampata sul cuore.
- Ciao Fanciullo…- Proferì Max andando verso la porta scorrevole d’ingresso. – Ci si vede domani alla stessa ora…-
L’uomo sparì, andando via. John lo seguì con lo sguardo e subito si alzò scattando verso la porta. Con gran forza la aprì, sentendosi inghiottito da un nero e denso nulla, rientrò.
- No! – Urlò Anne nascondendo poi il volto.
- Io ti consiglierei di non farlo… Non ora almeno…- Lo osserva silenziosa, sollevandosi e andando vicino ad una specie di bancone all’ingresso… Una specie di cassa, molto simile a quelle nei negozi di Londra. O meglio, dei negozi della città Alta…
- Abbiamo il permesso di andarcene solamente all’una e mezzo, e la sera… Alle otto e mezza. Quindi rimani qui, rilassati e goditi qualche libro, e se hai da chiedere chiedi pure, ma non ora… Devo scrivere una cosa… - Da un cassetto sotto la cassa, di metallo arrugginito, estrasse una piccola confezione bianca di tabacco. Posò la pipa. Prese poi delle cartine e dei filtri di spugna. Prese del tabacco ed iniziò a rollare… A farsi una sigaretta.
John si toccò le tasche dell’impermeabile… Erano vuote. Lo tolse e lo posò su di una ringhiera all’ingresso vicino la porta scorrevole.
- Merda! – Imprecò.
- Pst!- Un bisbiglio. Luika lo aveva chiamato. – Tieni!- Gli lanciò una sigaretta. – Carimen fa così con tutti i clienti… Gli deruba, diciamo, ma poi gli restituisce tutto… Gli piace solo vedere cose nuove tranquillo. –
- Grazie…- Sussurrò John, prendendo la sigaretta al volo. Portandola alla bocca si diresse verso Robb. Gli diede una pacca sulla spalla e facendo segno di volere d’accendere non fece neanche in tempo a parlare che quelli si voltò spaventato andando a sistemare dei libri dalla parte opposta della libreria.
- Mah…-
Sbuffò e i suoi occhi si portarono su Anne che piccola piccola stava guardandosi i piedi, grattandosi come al solito la spalla.
La ragazza sollevò lo sguardo e spaventata stava per andarsene quando John la rassicurò.
- Calma! Calma… Voglio solo un accendino… Se non è chiedere troppo…-  Il ragazzo posò una mano sulla spalla della ragazza che divenuta rossa prese subito fuoco.
Rimase subito stranito ma dopo pochi secondi si sporse con la sigaretta e la accese.
- Non era quello che cercavo… Però… -
John si sedette per terra mentre Luika, vedendo tutta la scena sorrise più volte. Non si preoccupò della fiamma umana al suo fianco ed iniziò a riflettere su cosa fosse successo… Cosa significasse e perché… Non riuscì a trovare risposta, e, del resto, l’idea di trovarne lì sarebbe stata davvero ardua e dura. Qualcosa gli diceva di dover trovare la signora enorme… Che non sapesse perché gli veniva di chiamarla Nonna… Pareva legato a lei, ma pensava fosse qualche strano incantesimo di Warlied. Ammesso che quella fosse Warlied. In effetti non sapeva nulla. Come ci fosse arrivato, nulla. Sapeva che la città di Warlied era nei pressi dell’irlanda del Sud, ma nessuna mappa riportava l’ubicazione precisa. Non ricordava neanche con chi avesse traversato il mare… Rimaneva lì… Convinto di dover cercare la donna dai lunghi capelli ricci d’oro.
Ad un tratto i suoi pensieri furono interrotti da una mano posata sulla sua spalla.
Era Anne che gli stava sorridendo bonariamente.
- Vuoi… Leggere qualche libro nel frattempo? – Una voce bassa e timida, molto invitante, ma da metter i brividi, per il sottile isterismo che si riusciva a cogliere… Isterismo poi… Ansia… Una maschera… Aveva difficoltà a rapportarsi con le persone in maniera più intima che di un normalissimo ciao… Tutto qua.
John sollevò il capo sorridendole, e scosse la testa in segno di dissenso.
- Preferirei di no in questo momento… Ma puoi comunque aiutarmi se vuoi…-
Anne divenne rossa e il ragazzo la invitò a calmarsi.
- Dimmi…- Balbettò.
- Chi siete? Cioè… Cos’è questo posto? Tutti quei nomi… Non capisco più nulla… Una libreria poi? E come si chiama? Dove sono? – Un sospiro mentre gli occhi di Anne avevano un non so che di interessato e dolce allo stesso tempo.

Nessun commento:

Posta un commento